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      (12 febbraio 1916).
     
     
      SCORRETTEZZA
     
      Il direttore della «Gazzetta dei tribunali» mi ha rivolto una paternale cosí amorevole, che ancora, mentre scrivo, ne sono commosso. Prendo atto che l'avv. Brusasco approva certi attacchi personali dell'«Avanti!» nei riguardi della faccenda dei conti dell'Esposizione. Egli però non è convinto della giustezza di altre nostre invettive ed eccolo a protestare per gli attacchi a questa o quella persona. Si parla addirittura di aggressione personale. Non voglio giustificarmi e dire, anzi, ripetere le ragioni che ci hanno indotto a collocare sotto la Mole, a mo' d'esempio, il signor Lettel e il signor Nofri. L'avv. Brusasco, che pare legga assiduamente il nostro giornale, è invitato a rileggere le nostre espressioni «aggressive» e constaterà che esse derivano da una ragione tutt'altro che cervellotica. Apprenderà che il signor Lettel è quegli che tentò di accreditare sul suo giornale la turpe calunnia di un'intesa pecuniaria tra i socialisti torinesi e certe alte personalità politiche estranee al nostro partito; e l'accreditamento era tentato proprio quando molti nostri compagni erano in carcere. L'avv. Brusasco ignora anche la conferenza dell'on. Nofri agli allievi ufficiali. La serie delle conoscenze dell'on. Brusasco non è finita qui. Egli può farsi dare la raccolta di un certo giornale nazionalista che si stampa a Torino e in esso troverà che in fatto d'insinuazioni e di calunnie antipaticamente, sconciamente provincialesche noi socialisti torinesi siamo sempre in debito presso certi avversari.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





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