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      Ma a noi importa poco della città o borgata o casale di Val della Torre e del barometro di cui può disporre il suo farmacista, piú acuto e delicato di Chionio se riesce il 23 a indovinare il tempo che farà il 27. È affar suo se vuole ornare del nome di «aria ai monti» l'elenco dei cittadini. Rivoli ha il monumento a Giolitti, benemerito dell'impresa libica. Cuneo ha dato allo stesso (onore neppure concesso a Cavour che pure aveva dei meriti un pochino piú vistosi) la sua cittadinanza onoraria. Val della Torre si accontenta di «aria ai monti», non potendo pretendere a uno dei numi maggiori dell'Olimpo. Ma all'ultimo momento rimanda a miglior occasione il fausto evento. Peccato, perché il 27, oltre che giorno di paga per gli impiegati era anche la ricorrenza di S. Teofilo, e il nostro amico avrebbe colto due piccioni ad una fava, e avrebbe potuto nel suo discorso, infarcito di qualche verso dantesco, fare anche l'elogio del suo patrono dopo la messa grande, risparmiando al parroco la compulsazione del martirologio.
      Ci domandiamo però: per quali meriti speciali Val della Torre aveva deciso di concedere la sua cittadinanza onoraria e la pergamena commemorativa ad «aria ai monti»? Perché molte sono le attività in cui si distingue il nostro, e vorremmo sapere da quale specialmente è stato colpito lo spirito civico dei torresi. Dalle qualità enologiche? Certo molti sono i meriti di chi si preoccupa di addolcire il palato dei propri simili e di dilatare il loro ventricolo con quell'aperitivo di prim'ordine che è il vermouth.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





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