Ieri si è presentato sotto le vesti di gerente responsabile. I conti dell'Esposizione, ohibò! «Aria ai monti» non se ne sente toccato. Egli era, è vero, vicepresidente della commissione esecutiva, ma dal 1910 non se ne immischiò piú perché a ben altra carica l'avevano chiamati i destini della sua città, ed egli come rappresentante della cittadinanza poteva trovarsi in contrasto con i suoi ex soci. Ma perché non si dimise da vicepresidente? Se le due cariche erano o potevano diventare in contrasto, quale necessità urgeva che esse fossero cumulate sullo stesso capo innocente? Ogni onore porta con sé degli oneri. Non si dà il proprio nome a chi deve amministrare del denaro pubblico, per lavarsene le mani quando pare che le acque si intorbidino. Chi firma come gerente responsabile un giornale, ne accetta implicitamente tutte le idee e tutte le responsabilità che dall'affermazione di esse derivano. Non basta dire: — Se responsabilità ci sono, io me ne accollerò la mia parte — quando si è già detto: — Signori mici, io non c'entro, io non so nulla di quanto poté essere fatto dai miei colleghi —. In Italia dove la disciplina è una cosa... teutonica, e quindi spregevole di per se stessa, questo è sempre stato il modo migliore per turlupinare il pubblico.
Chi poteva veramente rispondere, chi per le sue risorse finanziarie avrebbe potuto rifondere il mal tolto, riusciva a dimostrare che la sua persona era fuori causa, e nella rete rimanevano solo i poveri scagnozzi, quelli che in realtà ne potevano meno.
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Esposizione Italia
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