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      La buvette Carpano era diventata un'istituzione, e il locale da essa occupato continuerà a fruire, anche dopo il trasloco della ditta, della fama che l'abitudine le aveva creato. La questione ha uno squisito carattere di competizione capitalistica e merita di essere postillata. Credo che in Francia sia già stata risolta, e che una legge speciale regoli le contese che possono sorgere fra capitale e capitale. Si è cioè riconosciuto che del plusvalore che un locale viene ad acquistare per l'attività di un esercente, non deve essere solo proprietario il padrone dello stabile, ma anche chi questo plusvalore è riuscito a creare. Prendiamo per esempio il caso Carpano: egli ha affittato il locale in un certo tempo per una certa somma, che rappresentava l'interesse di un certo capitale: con la sua attività, dopo un certo tempo, è riuscito a dare al locale un valore triplo, quadruplo, cioè ha fatto dilatare la potenzialità fruttifera del capitale stabile. Il proprietario gli aumenta il fitto e lo fa sloggiare.
      Ha diritto il proprietario a far ciò? In Francia la legge nega questo diritto, o almeno, per non intaccare il principio della proprietà privata, obbliga chi non ha fatto niente per il proprio arricchimento a versare una indennità a chi di esso è stato l'unico fattore. Non può sfuggire a nessuno il valore schiettamente socialista di questo riconoscimento, anche se ristretto entro la cerchia di interessi borghesi contrastanti fra loro, cioè anche se esso serve a dirimere controversie sorte fra due diverse categorie borghesi.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





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