E lo scandalo del Palazzo di Giustizia insegna qualche cosa perché non si lasci ancora tempo al tempo e una proscrizione ponga tutto in tacere.
(3 marzo 1916).
STREGONERIA
Paola Omegna, la fattucchiera di via Verolengo, era riuscita a farsi un'assidua clientela specialmente nelle famiglie dei soldati che sono al fronte. Non stupisce. La guerra pone violentemente l'uomo di fronte alla morte, lo obbliga a pensarci continuamente, lo obbliga a riflettere sul cosí detto mistero della vita, e gli stati d'animo che ne risultano sono sfruttati subito dalla religione e dalla stregoneria.
Si č fatto un gran parlare delle correnti nuove religiose che la guerra avrebbe creato. Sarebbe stato piú esatto dire che la guerra, con le reazioni psicologiche che suscita, avrebbe rimesso in onore la stregoneria. Anche il sacerdote che innalza l'ostia consacrata per il volgo č uno stregone, come la fattucchiera che fa suffumigi sotto il gufo impagliato. Interrogano ambedue il mistero, sono ambedue interpreti di un mondo soprannaturale che l'anima incolta e grossa del credente volgare (al quale sfugge il gioco delle forze umane razionali che regolano il destino del mondo e la storia degli uomini) crede gli sovrasti, schiacciandolo con la sua fatalitŕ ineluttabile.
L'indifferenza religiosa dei tempi normali, l'assenza della pratica del culto, non č indipendenza, non č liberazione dagli idoli. La religione č un bisogno dello spirito. Gli uomini si sentono spesso cosí sperduti nella vastitŕ del mondo, si sentono cosí spesso sballottati da forze che non conoscono, il complesso delle energie storiche cosí raffinato e sottile sfugge talmente al senso comune, che nei momenti supremi solo chi ha sostituito alla religione qualche altra forza morale riesce a salvarsi dallo sfacelo.
| |
Palazzo Giustizia Omegna Verolengo
|