(4 marzo 1916).
INNOCENZA
Oggi per iniziativa dell'ACT(1), si avrà il ballo dei bambini. Un avviso affisso nei nostri ritrovi dice che, nonostante il periodo «doloroso» che si attraversa, non s'è voluto privare i nostri bimbi — i bimbi della gente di lavoro — di un sollazzo di consuetudine annuale. Già! Oggi è la domenica grassa. Giornata di allegrezza e di spensieratezza. Leggo l'avviso e non so davvero dare torto ai nostri amici dell'ACT. Non che tenga per buone le ragioni del concittadino prof. Clan, di quegli che scrisse un lungo e reiteratamente citato articolo sul «Corriere della Sera» per ammonire gli italiani a non venir meno alla piú fulgida delle loro glorie tradizionali, rimanendo giocondi anche in tempo di guerra, per non dare a credere ai nemici che la guerra ci accora e ci scoraggia.
Comunque il ballo dei bambini promosso dall'ACT suggerirà qualche altra riflessione amara a quell'anima amletica dei cattolici torinesi che è il prof. Marconcini, ed egli avrà cosí lo spunto per un'altra «tiritera» contro i socialisti. Ah! Vedete i cosí detti educatori e tutelatori del popolo, sono pur essi preoccupati di assicurare al popolo, come un tempo, panem et circenses.
Piano, professore! Non dite sciocchezze; socialismo non è baldoria. Voi al consiglio comunale, quando non siete d'accordo con nessuno, nemmeno con voi stesso e i vostri ilari colleghi ed amici che odiano la pornografia e credono al mistero dell'immacolata concezione, siete immancabilmente distratto; e avete frainteso le parole dei socialisti a proposito dei divertimenti proletari, cosí come ha frainteso un altro grande uomo, il Prato, che in una rivista cosí detta scientifica, la «Riforma sociale» di Einaudi, rimprovera ai socialisti torinesi di aver rivendicato «il diritto del proletariato alla gozzoviglia festaiuola!
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Sera Prato Einaudi
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