La sua persona ingombrante di canterino rauco e sfiatato (dove s'è mai visto il curioso fenomeno d'una troupe che si improvvisa esecutrice di produzioni musicali, mantenendo intatti i propri ruoli?) può far solo ridere gli scemi con la trivialità degli atteggiamenti: non si vede certa gente ridere anche per gli ubriachi che barcollano nelle strade?
Il sano spirito paesano dovrebbe, come Ulisse quando ritornò nella sua patria, dopo i dieci anni del suo lungo errare, purificare coi vapori di zolfo il teatro dove per tanto tempo i Proci della compagnia Casaleggio hanno abbrutito i cittadini dei sobborghi.
(5 marzo 1916).
NENIE DI CARNEVALE
La volontà, e la protesta di Grassi, «Rifatto», hanno prevalso. Ha torto il torinese giornale delle serve e dei furieri, che muove una concorrenza spietata all'«Amore illustrato» e alla «Farfalla»: ha torto il giornale di protestare nella forma solenne del corsivo di nota, perché l'ex môradôr arricchitosi cristallizzando il sudore altrui, non è ascoltato dal consiglio comunale. Il consigliere Grassi, campione sopraffino del nazionalismo torinese, ha una preponderanza ragguardevole nel consesso dei padri coscritti. Traducendo in torinese il monito del prof. Cian che vuole la giocondità anche in tempo di guerra per riaffermare la nostra superiorità tradizionale di Karneval-Nation in confronto alla cupezza barbara e feroce dei nemici, l'ex môradôr, già aveva proposto in consiglio comunale di sostituire nei teatri cittadini le opere insigni con gli stornelli della Bela Gigôgin, s'intende per viemmeglio carrucolare l'entusiasmo bellico dei rimasti a casa.
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