Del resto Grassi è il membro piú simpatico della maggioranza consiliare; è un conseguente, ed è un applicatore della teoria.
Se è bene essere giocondi anche, anzi soprattutto, in tempo di guerra, non si capisce perché qualche inguaribile melanconico volesse la soppressione dell'annuale kermesse con relativi baracconi, giostre ed esibizione della donna cannone. L'ex môradôr tanto ha fatto che persino l'assessore della polizia civica, avv. Barberis, a malgrado dei rimbrotti dei suoi amici di sacristia, ha concesso che la kermesse a scartamento ridotto avesse luogo. Se non proprio nel centro, in piazza Vittorio Emanuele, di contro al tempio votivo e alle colline frigide nella melanconia dell'inverno geloso, umido, persistente, almeno a Porta Palazzo.
Sono andato anch'io laggiú a pestare un poco del fango e a lustrarmi la vista nel luccichio abbarbagliante delle giostre e a stordirmi alquanto nel frastuono degli organi strimpellanti le glorie piú pure della musica nostrana.
Uno squarcio di provincialismo d'ultimo grado: un paio di giostre mosse da un paio di ronzini sfuggiti alla requisizione; un paio di baracconi; qui e là i piccoli banchi delle leccornie a buon mercato e intorno, intorno una piccola folla distratta, annoiata...
Uno sbadiglio di carnevale! Il carnevale è finito, è esaurito. Oggi è il tradizionale martedí grasso. Passerà come uno dei trecentosessantacinque dí dell'anno.
Gli strimpellamenti, le battute degli organetti, i dondolii e le cavalcate di giostra a Porta Palazzo, tutta questa miserevole e banale riduzione carnevalesca, ieri, quando trascinavo la mia irrequietezza insonne per quei paraggi, le ombre del crepuscolo scendevano meste, tacite, lievi; era come un insistente echeggiare di nenie di un tempo lontano e vano.
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