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      AGGRESSIONI PERSONALI
     
      Un amico mi scrive una lettera di fuoco contro il giornale clericale torinese ed insiste perché la si pubblichi. L'amico pare che mi rivolga anche un blando rimprovero perché noi dell'«Avanti!» non abbiamo risposto subito e a dovere ai sagrestani del «Momento».
      Non è che l'attacco — chiamiamolo cosí — ci sia sfuggito di vista. L'abbiamo visto proprio giovedí poco dopo che ci si notificava la querela del giornale clericale contro i nostri amici Bianchi e Guarnieri, che sarebbero rei di aver diffamato il dottor Mondini, capo redattore del «Momento», ancora e sempre divoto di S. Genoveffa, protettrice dei cervi e dei mariti ideali.
      Cosa volete rispondere al «Momento»? Ecco: se noi dovessimo dare sfogo all'impeto della collera che ognuno che abbia sangue nelle vene sente ogni qualvolta è fatto segno ad accuse malvagie e subdole, non mancherebbe chi, come l'egregio direttore della «Gazzetta dei tribunali», ci rivolgerebbe un'altra reprimenda, perché noi ci abbandoniamo «all'aggressione personale», e Marco Sbroda salterebbe su a scriverne quattro delle sue contro i nostri nervi che non sono mai stati cosí bene a posto dacché siamo a Torino, la «bella Torino» che molceva persino l'ipocondria nietzschiana.
      Sappiamo, amico che ci scrivi, da chi pervengono gli attacchi, non tanto contro di noi che scriviamo e che siamo pur ora provvisti di buone scarpe. È uno scimunito, un rifiuto del giornalismo, un esseruccio malaticcio. Incapace di tirare colpi diritti, franchi, per deficienza fisica e insufficienza di mente, s'indugia negli angoli oscuri della diffamazione.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





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