È quegli stesso che aveva accusato uno dei nostri compagni di aver rubato il mestiere alla censura. Altra volta fu da noi invitato a dare i nomi dei socialisti torinesi «bacati». Il becero non rispose, non poteva rispondere. Ora riprende fiato: il redattore capo ha cambiato padrone: ed eccolo — quel poveretto tisicuzzo, avanzo di postriboli e di sacrestie — lanciare altre accuse contro l'alleanza, l'associazione, il partito, la Camera del lavoro e contro di noi che cerchiamo coi nostri nervi di coprire le magagne di molta gente.
Domandate a quell'incosciente di precisare, di specificare le sue sozzure, ed egli se la svignerà, un giro di tacchi e via nei ritrovi abituali: postribolo e sacrestia.
Lasciamolo là a consumare le sue ore e i suoi giorni. E passiamo oltre.
Siamo sempre in tema di «aggressioni personali». E la «Gazzetta dei tribunali» è pregata di leggerci. Nell'«Azione socialista» di oggi, che ci giunge ancora umida d'inchiostro, leggiamo in un trafiletto dedicato a tre nostri amici, tra i quali Ciccotti e Zibordi, questo tra l'altro:
No, barabba, t'inganni. Il coraggio dei nostri compagni è intero: è coraggio fisico e coraggio civile, di pensiero e di azione. Ma tu nella tua bassa anima, nella tua zucca ripiena di sterco, sei incapace a comprenderlo; e seguiti ad eruttare bestialmente e vigliaccamente. E noi ti sputiamo sulla faccia, con senso di schifo, chiudendo gli occhi: tieni!
Via, non c'è male! E sapete il perché? Presto detto. Tutta questa volgarità per avere scritto che i riformisti, che hanno un magnifico campione a Torino nell'on.
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Camera Ciccotti Zibordi Torino
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