È una sputacchiera: sputate, sputate pure, signori, la sua faccia di cartapecora non si aggrinzirà, e il suo sangue a temperatura sotto zero non arrossirà per lo sdegno, per la collera. Sputate, che rimangano i segni per il domani, quando il signore vorrà riprendere la sua parte di marionetta armata di randello per percuotere le altrui immoralità.
(18 marzo 1916).
PICCOLE IRONIE
Ma è proprio vero che noi non ne azzecchiamo mai una? E, peggio che peggio, quando ci mettiamo in testa di usare qualche riguardo alle autorità costituite? Badate che cosa ci capita a proposito del caso Bauchiero. I suoi «dipendenti» di Torino apprendono che il titolare della fortunata azienda per le forniture militari, dopo alcuni mesi di prigionia preventiva, è rilasciato in libertà provvisoria e quando il cavaliere si ripresenta nello stabilimento impiegati ed operai gli improvvisano una dimostrazione di simpatia. Dimostrazione evidentemente sconveniente. Noi la notiamo subito e ne diciamo le ragioni piane, chiare, irrefutabili. Parliamo anche di servilismo e ne abbiamo ben donde, ché i proletari non devono mai dimenticare che «dipendere» non vuol dire «servire». C'è una dignità di classe e umana che stabilisce un rapporto, non diciamo d'eguaglianza, ma di differenza tra proletari consapevoli e proprietari anche onesti, e codesto rapporto non dovrebbe consentire alcuna dedizione servile. L'industriale sia pure dotato del cuore migliore e di intenzioni ottime, non può sottrarsi all'ubi consistam della propria condizione preordinata sullo sfruttamento, sul plusvalore.
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Bauchiero Torino
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