Credevamo che fosse un esemplare zoologico; cammin facendo, nemmeno una bestia, nemmeno un animale dotato di purchessia sensibilità. È una vera e propria sputacchiera. Ed a sputare in essa sono molti a Torino, e fuori del nostro campo, del nostro partito, e da quelle volute e involute coincidenze di rapporti e di criteri che solo gli scriteriati possono accreditare.
Potremmo fare confessioni che sono fior di rivelazioni. Persino in certi ambienti che pure non sono invisi al nostro «soggetto» si è preoccupati del silenzio del «soggetto» stesso. Non si tratta di chiacchiere, di quisquilie, di pettegolezzi, di congetture. Si è di fronte a fatti precisi e precisati. Delfino Orsi non è in grado di rispondere. Personalità per personalità, proprio ieri un'autorità cittadina avvertiva in un conversare privato che il direttore della «Gazzetta del Popolo» trovasi in una condizione penosa. Proprio cosí! La sua fama di uomo mediocre, ma in compenso onesto, è bell'e svanita. Mediocre, sí, ma onesto, no. La cara personalità del giornalismo torinese ha sulle spalle quel po' po' di roba che è una relazione governativa documentata. Quella ineffabile persona non sa piú giustificare come siano stati spesi i due milioni per la pubblicità dell'Esposizione. I nostri ipercritici, le animule delicate, gli odiatori di ogni irruenza polemica, i posapiano, tutta quella brava gente imbabbucciata che inorridisce delle nostre «aggressioni», messa a confronto di codesta enormezza dei due milioni, è presto convinta che abbiamo ragione, tanto piú che noi possiamo documentare di aver iniziato la nostra campagna con tutti i mezzi piú urbani del giornalismo.
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