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      I compensi prodigalmente assegnati agli amministratori, avrebbero dovuto servire a rendere meno probabile un simile caso. Invece, anche se le azioni ribasseranno, anche se possa di nuovo succedere ciò che è già successo nel 1906, i denari che i Marangoni ecc. hanno intascato saranno al sicuro, e le ricchezze individuali di questi messeri non subiranno tracolli. Ecco perché essi sono dei sobillatori pericolosi: mostrano ai proletari che in tutti i casi chi va in aria sono sempre gli stracci.
      (27 marzo 1916).
     
     
      L'ESERCENTE DEGLI UBRIACHI
     
      «Siamo e mostriamoci prima di tutto uomini (sic) e pensiamo che tutti questi esercenti cosí malevisi — e a torto — sono commercianti che pagano fior di tasse all'erario e che dànno lavoro ad operai». Scrive cosí il signor Martinotti, presidente dell'Unione generale fra esercenti ed affini e mi fa ricordare un signore che al colmo della disperazione perché una carrozza aveva arruotato il suo cane, diceva in una farmacia: «I cani pagano le tasse e dovrebbero essere rispettati e protetti come i cittadini». Non voglio con ciò insultare la benemerita categoria degli esercenti e tanto meno la sottospecie dei liquoristi e vinai che attendono con scrupoloso zelo ad esilarare l'umanità, ma i loro lamentini paiono un tantino esorbitanti. Essi sono d'accordo che bisogna lottare contro l'alcoolismo, ma siccome questa lotta non si può attuare senza che per contraccolpo non avvenga o sia imposta una diminuzione del consumo delle sostanze alcoliche, cosí i benemeriti cittadini che pagano le tasse e dànno lavoro non riescono come Bertoldo a trovare l'albero cui lasciarsi impiccare.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





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