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      Le piaghe immani che la guerra ha aperto nel campo economico degli Stati, potranno essere solo in parte sanate da un aumento della produzione che si avrà solo intensificando il ritmo industriale. E ciò vuol dire scomparsa di quelle forme di lavoro che la democrazia cristiana vorrebbe proteggere e rinsaldare. Del resto sarà questo il fatto che metterà sempre piú di fronte cattolici, democratici in genere e socialisti. Da una parte le forme nuove di vita economica che proletarizzano sempre piú il popolo, estendendo il salariato. Dall'altra i tentativi di quelli che si aggrappano agli ultimi residui della vita comunale e feudale e cercano invano di irrobustirli colandoli negli stampini della cooperazione. Tentativi di adattarsi, di plasmarsi da una parte, rigoglioso sbocco di forze nuove, di vitalità nuova dall'altra. E proprio a Torino, dove lo scindersi delle classi si fa sempre piú netto e chiaro, dove l'Alleanza conduce contro l'esercentato una lotta incruenta, ma non perciò meno fattiva, dove la grande officina ha fatto scomparire l'artigianato, proprio a Torino Marconcini si illude di far nascere una società veramente cristiana. E poi c'è chi si meraviglia che il consigliere di parte nera non sia mai soddisfatto di nessuno e di nulla, e non vada d'accordo neppure con se stesso.
      (29 marzo 1916).
     
     
      IL CHIERICHINO
     
      Unica consolazione dei deficienti è il senso che possono acquistare della relatività della loro disgrazia. Non c'è imbecille che non possa specchiarsi in uno piú imbecille ancora, e non c'è scribacchiatore in verso o prosa che non susciti ammirazione in qualcuno, e non abbia dei chierichini che agitano il turibolo sotto il naso.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





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