Come bollava lo Sbroda i clericali che durante la campagna per l'intervento dell'Italia in guerra, ricordavano Nizza, Tunisi e Corsica a chi voleva Trento e Trieste? E come dovremmo chiamar lui, che ricorre allo stesso gioco e mostra la stessa mentalità di scherano? Se il nostro cervello fosse svaporato e infrollito come il suo, potremmo parlare di prezzolati, di venduti, di aspiranti alla greppia di via Quattro Marzo, ecc. ecc., e andar pescando nei dizionari quegli aggettivi che avviluppano i cadaveri da seppellire nel cimitero politico. Ma il chierichino non comprende queste cose, perché altrimenti non sarebbe chierichino.
Marco Sbroda continuerà nei suoi tiritera che le spie che egli ha in palazzo Siccardi continueranno a documentargli, ridendone in seguito con noi e dandoci a nostra volta i documenti di «tanto al rigo», e il chierichino continuerà ad agitare goffamente il turibolo, contento se un raggio del sole che illumina la testa del suo eroe, venga a investire la sua pallida faccia di fraticello questuante un decimo di immoralità.
(31 marzo 1916).
BORINI E IL 606
Ha parlato in Consiglio una competenza, e la sua voce ha portato un nuovo contributo alla strenua lotta che la latinità combatte contro il germanismo. Boicottiamo il 606, inventato da un dottor Ehrlich qualsiasi, che l'anima a pendolo di Pio Foà si ostina ancora ad ammirare. Il municipio di Torino avrebbe voluto acquistare una certa quantità del meraviglioso prodotto che la guerra ha reso piú che mai necessario, ma la competenza del dottor Borini pone il suo veto anche a nome dell'industria e del decoro nazionale.
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