E la gioventú che sente, che si agita per trovare la propria via ha bisogno invece di sconfinata libertà, di possibilità di scapricciamenti, che a mano a mano si vadano arginando e disciplinando nella dura esperienza quotidiana.
Come diffondere la buona stampa fra i giovani? Stesso malinteso. Ma perché la stampa cattolica, buona solo per antonomasia, è diventata cosí piatta e noiosa, cosí aliena da ogni brivido di passione, da ogni slancio aggressivo di fede? O giovinezza decrepita del cattolicismo, non bastano i concorsi a premi per dar vita a un cadavere: il tempo dei miracoli è passato, e Lazzaro nella sua tomba dorme il sonno dei giusti e mai piú le sue palpebre si riapriranno per vedere la luce del sole. Altri circoli intanto sono sorti e non per risultato di concorsi, altra fede ha riempito l'anima dei giovani, e non è il vostro buon vecchio iddio che ha fatto scoccare la scintilla. Chi ha piú filo tesserà piú tela: e la vostra è una tela di Penelope che aspetta inutilmente il ritorno del suo Ulisse.
(4 aprile 1916).
QUISTIONE DI FOSFORO
Il cav. Berta entra pensieroso nella sua severa stanza che conosce le tormentose battaglie dell'arte e della poesia. Gli frulla nel cervello un'idea, e ciò non è piccolo avvenimento nella vita del cavaliere. Gli strumenti del mestiere sono posti sul tavolino: una dozzina di scatolette di fiammiferi e un paio di accenditori automatici; il dramma è già vivo nella sua fantasia. Non manca che concretarlo in un'espressione scenica. Personaggi: il cavaliere stesso, protagonista, fumatore accanito e infelice, un accenditore automatico (damina viennese) antagonista, tatuata col segno dell'aquila bicipite e priva di.
| |
Lazzaro Penelope Ulisse
|