.. benzina, un fiammifero pro mutilati, capocchia soda, ricca di fosforo, fiamma del cavaliere, tenuta prigioniera da un orco (cerinaio) e vari generici (cerini, zolfanelli comuni, prodotti dall'industria nazionale e quindi perfettamente inutili). Il cavaliere non conosce ancora la fiamma del suo cuore, che dovrà ispirargli il capolavoro, l'opera definitiva suggello della sua proba carriera di letterato. È pensieroso; il sigaro (simbolo della poesia... fumiste) è spento e al cavaliere manca il fosforo per accenderlo. «Fiammiferi! Ma questa è roba che non prende! Prendono invece i nervi».
Passa agli zolfanelli, peggio che mai: «Non ha capocchia! È un'asta bianca e liscia». Testuale!
Si fa avanti insinuante la damina viennese. La virtú del cavaliere tentenna. Sta per far scattare... la molla, ma riflette: «Piano un po'... non avevi giurato — in fede mia — guerra di boicottaggio... alla tedescheria?»
S'accorge del tatuaggio e rilutta ancora, ma la damina è troppo affascinante. La molla scatta una, due, tre volte... cilecca, il cavaliere si mette le mani nei pochi capelli, e come succede sempre quando si fa... cilecca, se la prende con la dama, che manca di... benzina. Cerca di far dello spirito per consolarsi: si rivolge alle immagini degli avi:
Chi mi dà un po' di fuoco?...
Foss'anche fuoco austriaco!
Si può accettarlo in prestito...
Per restituirlo poi...
Al Carso o sull'isonzo...
Dove vorrete voi!
Il dramma a questo punto precipita alla sua logica soluzione. L'orco cerinaio passa sotto la finestra, si lascia corrompere e per tre soldi cede al cavaliere la creatura dei suoi sogni, che compare sulla scena avvolta in un sudario tricolore.
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Carso
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