Il cavaliere sente che questa volta non farà cilecca. Le immagini fioriscono nella sua fantasia con un crescendo rossiniano. Sente i piú fervidi ardori: diventa pindarico:
Fiamma che splendi a Noie c'inviti a pensare ai nostri sacri Eroi:
fiamma che simboleggi il magnifico incendioche affrancherà l'Italia dal turpe vilipendio.
La fantasia lo porta lontano, tanto che esclama:
Ove fiorisca l'alto pensiero italico, ivi è la Patria!
Tantosul campo della gloria, come nel
camposanto!
Il poveta s'accorge di aver esagerato un po' facendo fiorire l'alto pensiero anche nel camposanto! Ma tutto non è stato invano. La fiamma brilla, il sigaro s'accende, il dramma è finito nel modo piú morale e soddisfacente. Il cavaliere è cosí contento d'aver finalmente a sua disposizione un po' di fosforo che pensa già al trittico: Il fiammifero dall'età della pietra a quella dell'accenditore automatico, con prefazione di Giacomo de Medici.
(5 aprile 1916).
FEDE, SPERANZA, CARITÀ
Una vecchia pattumiera rovesciata, quattro burattini in bilico su due fili di ferro incrociati, un cartello con la scritta: «fede, speranza, carità». Il vecchio che trascina questo suo leggero bagaglio, si ferma ogni tanto, agita la pattumiera facendo danzare le pupattole e accompagna la danza con un mugolio ritmato della strozza. È impossibile non accorgersi di lui in queste sere di pressione atmosferica variabile, quando ogni tanto uno scroscio d'acqua viene ad interrompere le tranquille meditazioni dei nottambuli e i sonni degli straccioni sopra gli ospitali marciapiedi.
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