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      Che importa se una mattina, dopo una giornata in cui la fede e la speranza avranno bussato invano alla soglia della carità, il corpo del vecchio sarà ritrovato stecchito sotto qualche panca di osteria di infimo ordine o in qualche angolo di stradicciola non ancora sventrata? Ma gli ultimi anni di vita non saranno stati rinchiusi entro una cinta limitatrice dell'orizzonte, e il vecchio corpo abituato al lavoro non avrà indossato la livrea della carità borghesemente organizzata e amministrata, senza un pensiero dei bisogni e degli affetti che anche la impotenza senile dei mendicanti può ancora sentire e desiderare.
      (6 aprile 1916).
     
     
      DALL'ARCADIA ALLA PEDAGOGIA
     
      L'amico avvocato mi scrive ancora una volta:
      Se sofismo è ragionamento fallace, io, tuo amico ed avvocato, mi sento puro della taccia da te mossami; e, siccome non ti credo uomo da fraintendere il pensiero altrui, ti potrei chiedere: e tu da quale arcadia vieni?
      Per togliere la base sofistica ai tuoi appunti ti conviene rivedere, non dico rileggere, la mia lettera: ti convinceresti che io ho parlato di utili industriali e non dei colossali onorari agli amministratori e ai direttori della Fiat. Gli onorari riflettono l'economia interna della società industriale e la borsa degli azionisti; le prebende, condannevoli per essere al tutto, o quasi, parassitarie, stornano una parte degli utili già prodotti, ma non ne caratterizzano la formazione.
      Ed ancora: tu mi chiami fautore della concentrazione capitalistica ed affermi che io non la nego.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





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