Pagina (159/742)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Bosso si alza e tuona contro lo strozzinaggio, contro il furto che nel porto di Genova devono subire i poveri industriali! Corre un mormorio di approvazione... non è presente alcun armatore, né alcun spedizioniere, e questa banda di ladri merita ben le frustate. Perdio, deve forse Bosso vendere la sua carta dieci volte piú cara, per far guadagnare i genovesi? E poi vi sono altri nemici piú forti da colpire!
      Ed il presidente unisce le sue lagnanze agli improperi; anche le pelli devono pagare inaudite sopratasse; che vale compiere diuturnamente ogni immaginabile sforzo perché i soldati d'Italia abbiano le scarpe e le cinghie, e le cartucciere necessarie alla grande impresa, ed ottenere dalla Patria riconoscente, compenso, ahimè, sempre inadeguato alla fatica dell'incetta e della fabbricazione, se i meschini guadagni sono ancora immiseriti dalla voracità genovese? Ah, c'era il rimedio. Il consorzio portuario non può, il governo non vuole, eppure quale momento migliore di questo per affidare il porto alle autorità militari...?
      I pescicani sogghignano approvanti... I carnali dai muscoli possenti, dai torsi scultorei, costretti al lavoro fra le baionette dei soldati, azzannati dalla canea dei poliziotti... Quale sogno... Ma il governo non vuole o non può... Passa per l'aria un brivido di tristezza muta e rabbiosa. Che ci stanno a fare a Roma quelle mezze dozzine di politicastri...?
      Si parla del grano e della farina, del pane; il consigliere Vottero legge una mezza dozzina di pagine, in difesa di quei disgraziati mugnai che la demagogia, la quale ha purtroppo qualche influenza sulle sempre troppo deboli autorità governative, vuol condannare a morire di fame.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





Genova Bosso Italia Patria Roma Vottero