) egli si riterrebbe sempre onorato di essergli amico.
Io sono un lettore assiduo della stampa cattolica, e la mia mania di raffronto si esercita piú assiduamente e perfidamente tra i giornali clericali. Vedo la «Unità cattolica» e il «Momento» locale. Entrambi si pregiano di interpretare il pensiero politico del cattolicismo; beneficiano abbondantemente di approvazioni e benedizioni papali, cardinalizie, arcivescovili e vescovili: dovrebbero essere le gamme diverse da fondersi in un solo colore fondamentale o un bicolore? Nero-giallo?
Forse. Ma nell'«Unità cattolica», che trova modo e tempo di occuparsi frequentemente delle cose torinesi, trovi una compattezza d'idee, una dirittura granitica, un'ostinazione fanatica, uno zelo inflessibile, una intransigenza che non è puramente formale, una fede prorompente. Tutto ciò è anche anacronistico, troppo anacronistico. Ma in ultima analisi, quella fede ingenua e testarda in tutti i misteri di S. M. Chiesa, dalla trinità all'infallibilità, non riesce antipatica. C'è della fierezza, del carattere. Si passa oltre e si è costretti a dire: meglio cosí, che sono sinceri anche quando reclamano il ripristinamento del potere temporale.
Vedi invece l'altro, anzi gli altri organi giornalistici della cattolicità. Ecco il «Momento». È il quotidiano risultamento di un compromesso moralmente impossibile fra il sacro e il profano, il divino e l'umano, l'anacronismo e lo snobismo. La rubrica delle funzioni religiose è accanto a tutto il resto, alla nota mondana, alla cronaca nera, alle note teatrali, alla notizia dell'adulterio, notizia peccaminosa di per se stessa, e ciò ti dà sensazione di attaccaticcio.
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