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      Ho letto or ora le disposizioni e le indicazioni per giovedí santo del reverendissimo curato di S. Teresa, «che con uno zelo indefesso accoppia un mirabile senso di praticità e ha notato come spesso i fedeli facciano le visite del giovedí santo ai cosí detti sepolcri senza un sicuro criterio religioso e quasi senza sapere quali preghiere siano piú adatte al pio scopo».
      Proprio cosí: anch'io non sapevo. Ora se i modi di codesto compromesso tra l'attività sacra e l'attività profana hanno la virtú di suscitare nella piú parte dei lettori la sensazione che io provo nel leggere le rubriche religiose del confratello, il «Momento» potrà accrescere il numero dei lettori, ma non il novero dei credenti.
      Ché la fede vera rifugge da ogni compromesso. L'«Unità cattolica» dalle gonfie declamazioni bibliche non può che darmi ragione per dar torto a tutti i conati di modernità dei giornali clericali dei trust.
      E anche il giovedí santo nelle recensioni del «Momento» riesce una buffonata coi fiocchi: è un motivo di comicità, non una rievocazione tragica.
      E il genere comico — dice il De Sanctis — è sempre una attestazione di decadimento. E vuol dire che il cattolicismo del «Momento» decade.
      (20 aprile 1916).
     
     
      BEVIONE IN BESTIA
     
      Cioè lo si rivede in se stesso. Il Congresso magistrale suggerisce al nostro eroetto, divenuto compiutamente offenbachiano, la tremendissima filippica contro il Partito socialista. La nostra stima per l'onorevole del quarto collegio è incommensurabile. C'è in lui una profluvie di virtú e di meriti politici e morali non facilmente reperibili negli avversari.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





S. Teresa De Sanctis Congresso Partito