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      Non è qui il luogo di intavolare la discussione. Il signor Bevione intanto ignora che proprio in Francia gli «istitutori» in questi giorni vanno svolgendo un'iniziativa che, se può essere tacciata di tradimento dai «patriottismi» della guerra jusqu'au bout, risponde ai criteri e alle idealità del socialismo, che s'oppone alla seminagione folle dell'odio tra un popolo e l'altro.
      Non parliamo dell'apoliticismo che il Bevione caldeggia. L'apoliticismo del messere è un quid mutabile col mutare della «posizione» del nostro onorevole che, dopo la non lontana campagna contro la massoneria, adesso scrive per la massoneria. Proprio come il suo patriottismo. Non si deve infatti dimenticare che la quintessenza patriottica, indiscutibile, assoluta dell'on. Bevione, qualche anno fa, era nella campagna libica per la quale, com'ebbe a dire il Salvemini, il nostro voltagabbana scrisse, in cattiva prosa, molte sciocchezze.
      Ora la salute sarebbe la guerra agli imperi centrali e chi non accetta questa verità assoluta anche nelle scuole elementari, è «nefando ed idiota come i Lazzari, i Vella e i Barberis». Ma noi non dimentichiamo nemmeno che il signor Bevione, poco prima che l'Italia entrasse nella conflagrazione, quando non era nemmeno in vista la sinecura demomassonica di via Quattro Marzo, ebbe a scrivere che i nostri naturali alleati non potevano essere che la Germania e la Russia.
      Ho già detto che non è qui il luogo di discutere le questioni della «magistrale». Il nostro giornale si è già spiegato assai in altra parte, pur sotto l'incubo della censura.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





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