E la maggior parte si comportavano con la Francia atterrata, come lo schiavo recente di servitú, il quale esulta su la sventura del padrone che teme.
Ella non aveva pensato che «a Torino l'aver scelto fra la tanta musica sinfonica un pezzo di Wagner, può indurre gli ignari a deduzioni non troppo benevole verso la nostra città». E che questa micidialissima scelta poteva nientemeno che cancellare i benefici effetti della venuta fra noi dell'on. Salandra, «effettuatasi splendidamente mercé l'oculata azione prefettizia e di tutte le autorità (udite, udite) e che serví a dimostrare come la nostra città non fosse seconda a nessun'altra per patriottismo». Ella nel compilare il programma dei due concerti non s'era evidentemente accorta di tutto questo chimismo demagogico; voleva solo riprodurre opere di bellezza, e non si accorse che Parsifal aveva per l'occasione messo su l'elmo a chiodo.
Adesso vedremo come andrà a finire: il giornale dei mercatini di Porta Palazzo farà ingoiare agli imbecilli i suoi cavoli stantii? Nessuna meraviglia: i servi di ieri non possono soffrire i loro ex padroni di cui domani lustreranno di nuovo le scarpe.
Ma sappia, egregio Maestro, che Torino non è tutta compresa nella rumorosa fiera di Porta Palazzo.
(7 maggio 1916).
LA NOSTRA DECADENZA
La relazione del comitato centrale della Confederazione generale del lavoro, per la imminente riunione di Firenze, ha attirato l'attenzione del «Momento» e della «Patria» o, per meglio dire, del giornalista che ha modo di scribacchiare contemporaneamente sui due periodici.
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