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      Ci fa meraviglia che proprio noi si debba essere i primi a trarlo alla gogna e che la sensibilità da educanda dei nostri franchi tiratori, i quali s'impennano per una innocentissima sinfonia di Wagner che non paga neppure i diritti d'autore, non abbia strillato, come deve fare ogni brava oca che custodisca il Campidoglio. Immaginate, infatti, che l'Italia nell'ultimo quadro viene raffigurata sotto la fattispecie di una folla di allegri chiassoni che ballano a suon di nacchere, di tamburelli e di odiosi mandolini!
      Ma noi siamo piú longanimi di tutti gli sparafucili presi insieme. Ci fa schifo tanto la grottesca allusione italo-tedesca della reciproca fine ugoliniana, quando la sguaiata rappresentazione dell'Italia Karneval-Nation, coi cittadini che sulle pubbliche piazze si abbandonano alla piú sfrenata allegria, e trovano panglossiamente che questo è il migliore dei tempi possibili. Ma non abbiamo la malinconia di pretendere da una rivista la serietà di un quaresimale. Maggio, non sei tu il mese degli asini e delle chitarre sentimentali al chiaro di luna?
      (10 maggio 1916).
     
     
      TABÙ
     
      Non toccare i padroni di casa! Dovremmo scrivere in caratteri cubitali quest'avviso in tutte le pareti dei nostri locali, in capo al letto e nei fazzoletti da naso, e persino nelle unghie, per averlo sempre presente, sempre minaccioso innanzi agli occhi. Riceviamo fasci di lettere di inquilini che si lamentano, che denunciano soprusi, che citano fatti specifici. Mettiamo da parte (archiviamo anche noi) per il domani.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





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