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      Ma se per nostra disgrazia, quando siamo sicuri per garanzie ineccepibili, diamo luogo ad una protesta, si aprono le cateratte del cielo, e dovremmo trasformare la nostra pagina in un manuale di epistolografia.
      Esiste un decreto luogotenenziale che fissa certe norme per i fitti degli alloggi dei richiamati. Se ne aspetta un altro, e dovrà pur venire, come è venuto in Francia, che liquidi tutte le pendenze e ponga l'ordine nell'attuale squilibrio. I padroni di casa fiutano già che questo secondo decreto taglierà, almeno in parte, i loro profitti, e cercano di premunirsi. Intanto è incominciata la via crucis degli esonerati, che potendo essere richiamati da un momento all'altro, non trovano piú chi voglia dare albergo alle loro famiglie. Ma non è tutto. Bisogna frequentare per qualche ora le sale di una qualsiasi conciliatura per sentirne delle belle.
      Un padrone di casa accetta senza parlare i mezzi fitti; ma siccome molti inquilini non si curano di domandare la ricevuta per pagamenti di piccole somme, nel suo registro segna come pagato un mese ogni due, e poi cita per totale morosità negli ultimi mesi. Il galantuomo non ruba, evidentemente, perché non si appropria di un centesimo, e fa condannare il convenuto che ingenuamente s'è fidato della mala bestia. Un altro, vecchio mandrillo, cerca trovare dei compensi al suo attendere, nelle grazie di una giovane moglie di un combattente; ne ottiene una sdegnosa ripulsa, e non potendo far sgombrare per morosità, giustifica la sua decisione con i... cattivi costumi della convenuta.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





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