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      Un altro, persuasissimo che i crediti realizzati durante la guerra non saranno mai pagati dagli inquilini, e che lo Stato, quando provvederà direttamente come in Francia, farà molta tara, convince le sue vittime ad accontentarsi di un piccolo sconto ed a pagare l'intero importo del fitto. E naturalmente le buone massaie, che si spaventano al pensiero dei debiti che si vanno accumulando, accettano.
      Cosí i proprietari di case fanno i loro comodi sacrificandosi per alleviare il malessere diffuso specialmente negli strati piú umili della popolazione. Ma guai se uno si lamenta e protesta; viene posto immediatamente fuori della porta e, se è militarizzato, è sicuro di non trovare nessun altro patriota che voglia accoglierlo nei suoi edifizi. Il proprietario di casa è diventato tabú, divinità collerica e illogica che quando la si nomina, si vendica ciecamente colpendo all'impazzata. Ma qualche volta non trascura di dettare al suo segretario una letterina per il giornale, tanto per cercare di rendere note le sue benemerenze e i suoi dolorosi sacrifizi; non è vero, caporale Luigi Grassi?
      (12 maggio 1916).
     
     
      IMPALUDAMENTO
     
      È stata sempre una gloria dei comuni dell'Alta Italia l'aver saputo mantenere, anche attraverso il processo di accentramento statale degli ultimi cinquant'anni, una relativa autonomia. Essa era negli uomini, se non nelle cose e nelle leggi; negli amministratori, che hanno quasi sempre avuto la coscienza del loro dovere civico, della responsabilità che assumevano accettando le cariche cittadine.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





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