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      Nessuno gli ha domandato conto del suo operato, del modo col quale si era servito del suo mandato di tutore delle necessità piú urgenti degli amministrati.
      Nessuno ha domandato conto a questo volgare reliquiario delle peggiori qualità dell'italiano tradizionale a che cosa erano dunque servite le sue frequenti gite a Roma, i suoi colloqui di servitore blasonato con tutti i suoi alti protettori, se cosí d'un tratto la città doveva rimanere priva del suo principale mezzo di sostentamento, mentre altrove (e lo disse egli stesso) ciò non era avvenuto o si era ben lontani dall'aver preoccupazioni di tal genere.
      Il governo ha avuto responsabilità iniziali gravissime, e dovrà a suo tempo risponderne. Ma ormai siamo entrati in un periodo di assestamento, e degli squilibri parziali sono responsabili solo gli amministratori locali. La cecità con la quale il governo ha operato lasciando che l'Italia fosse sacrificata di fronte agli altri paesi per i bisogni annonari, ha avuto ed ha tuttora riscontro nella cecità della giunta Rossi, che ha lasciato sacrificare Torino di fronte alle altre città italiane. Non crediamo troppo alle vittime, in questi casi. Troppi altri casi abbiamo visti! Sono già trascorsi cinque mesi, e l'azione giudiziaria contro le società del gas non è stata ancora iniziata; anzi queste società muovono ora lite al comune per essere pagate integralmente.
      Il Palazzo di Città è diventato una palude miasmatica che è necessario bonificare. Il cervello di Teofilo Rossi, ottenebrato dalle emanazioni alcooliche dei suoi stabilimenti, minaccia di guastare il cervello di tutta la cittadinanza.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





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