Unico spunto ideologico (un periodo in tutto) è stato l'accenno alle nazioni proletarie. «Le rivoluzioni internazionali avvengono per le nazioni giovani per lo stesso fine per cui le rivoluzioni nazionali (la parola piú appropriata sarebbe interne, ma bisogna concedere qualcosa alla letteratura) avvengono per le classi giovani, perché quelle, come queste, se ne approfittino per raggiungere la loro meta, o approssimarsene». È, questa di Corradini, una confessione (un'ombra di confessione, perché non fu mai sviluppata e organata) che è un pallido riflesso del marxismo. Si cerca di far rientrare la politica internazionale degli Stati entro gli stessi schemi che Marx aveva rivelato per la lotta di classe. Si cerca cosí di ritrovare anche per la borghesia un punto d'appoggio morale per le sue velleità aggressive: rendere queste logiche, portate dalla riflessione piú che dalle necessità contingenti della storia. Ma Corradini non è andato oltre l'enunciazione scheletrica della sua formula. Ogni tentativo di sviluppo lo porterebbe a contraddizioni e antitesi stridenti. Per non uscire dalla materia del suo discorso (glorificare la guerra dell'Italia), sarebbe difficile far rientrare la Francia e l'Inghilterra fra le nazioni proletarie, e tuttavia esse sono a fianco dell'Italia, che dovrebbe esserlo, e contro la Germania, che ha, a detta del Corradini, scatenato la rivoluzione. L'Italia, insomma, sarebbe proletaria, ma farebbe la crumira (per usare il frasario), pur facendo la rivoluzione.
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