Unica loro giustificazione è l'ignoranza; non conoscevano la società borghese, ecco tutto, e perciò si dicevano sovversivi. Non avevano scelto il socialismo dopo un coscienzioso e libero esame delle due visioni della vita. Gli erano caduti a ridosso, se ne erano fatti un vestito che aveva una certa pretensione snobistica, e cosí vivevano, finché il fatto bruto della guerra, solleticando certi strati piú profondi della loro coscienza, inconsci perché non volontari, perché presi fatalmente dal mondo circostante, non li rimise nelle rotaie tradizionali. Per dirla con un esempio volgare, essi sono simili a quei tanti anarchici e repubblicani, tali solo perché retoricamente si immaginano i re e i principi come una accolta di mostri coronati, di mandrilli sempre in fregola, di assassini irresponsabili, ma che quando si imbattono in un re o in un principe reale concreto, e lo trovano su per giú simile agli altri uomini, né peggiore né migliore degli altri insomma, fulmineamente si convertono e diventano i paladini piú tenaci del governo dell'uno.
Leggere, per credere, l'articolo che l'avv. Polledro ha scritto per presentare ai torinesi la delegazione del governo russo. Ma non ricordiamo all'avvocato gli scritti di altri tempi sullo knut, sull'autocrazia, sulla Siberia, ecc. Tempo perduto: l'avvocato ha ricevuto il sacro crisma, l'ispirazione della santa colomba, e non conviene mai discutere con gli ispirati. Probabilmente, anzi senza dubbio, il suo nuovo modo di vedere le cose di Russia ha la stessa solida base del modo di vedere di ieri: retorica, retorica, colorita diversamente, ma sempre la stessa mala bestia e mala suaditrice.
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Siberia Russia
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