Piuttosto, vale la pena di notare una sua espressione che dimostra come non la Russia di ieri sia venuta a Polledro, ma viceversa: «L'opinione pubblica russa saprà, meglio illuminata e sorretta, reagire contro le suggestioni di certa insana e intemperante propaganda panserba; nella quale è invero difficile sceverare quanta parte vi (sic) abbia la interessata e subdola seminagione di zizzania degli agenti dell'Austria...» Conosciamo una sola corrente dell'opinione pubblica italiana che ragioni a questo modo: quella nazionalista, che ha come esponente Attilio Tomaro. Naturalmente il Tomaro, che è conseguente (ma anche Polledro in un'altra fase della sua conversione diverrà conseguente), afferma che date le premesse assiomatiche di artificiosità e austriacantismo di un irredentismo serbocroato nell'Adriatico, questo dovrà da parte dell'Italia essere represso senza pietà e senza sentimentalismi. E Bevione, da parte sua, aveva incominciato, nelle stesse colonne nelle quali collabora ora l'ex herveista Polledro, una campagna di quelle che solo Bevione sa fare con l'improntitudine e la faccia fresca che sono sue doti specifiche, nella quale le idee del Tomaro venivano divulgate e rese popolari. Polledro dà la sua sanzione. Necessaria? Affatto, e perciò piú significativa come sintomo di stato d'animo. Dei borghesi, dei conservatori, come Giuseppe Prezzolini, si sono opposti a questa campagna antiliberale, squisitamente austriaca nelle sue vedute. Dei nazionalisti stessi l'hanno chiamata aberrante e pericolosa per le sorti della futura buona intesa fra italiani e slavi.
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