La stessa sollevazione irlandese, esempio pratico di ciò che potrebbe essere domani lo stato d'animo della enorme maggioranza slava della Dalmazia, se i Tomaro e i Polledro prevalessero, ha trovato in un conservatore, Meuccio Ruini (per i moventi ideali almeno), il suo difensore, il difensore che non esitò a bollare di semplicismo coloro che nei casi di Dublino non videro che marchi tedeschi. Prezzolini, Salvemini, Ruini e gli altri sono interventisti, dunque con essi potrebbe andar d'accordo Polledro. Perché ha scelto questa altra via adunque? Evidentemente è il Polledro d'oggi che è andato verso la Russia d'ieri, la Russia dello zar, dello knut, della Siberia (Pantelleria e Ponza equivalgono a Tobolsk e agli Urali); e perciò con tanta sufficienza egli parla di insania e di intemperanza.
(2 giugno 1916).
VENTITRE ORE
Ventitre ore invece di ventiquattro. La corpulenta fantasia di chi scrive su per i giornali ha avuto motivo per sbizzarrirsi. Ne abbiamo letto di veramente carine. Le cartoline del pubblico degli svariati magazzeni dello spirito italiano si arricchiranno di nuovi sottili aneddoti tutti da ridere. E i divulgatori della scienza a buon mercato hanno avuto occasione di parlare di astronomia, di longitudini, di latitudini, di fusi orari. L'utile è stato cosí unito al dolce; e per una riforma che durerà solo qualche mese, non c'è male. Se il cervello lavora a produrre scienza e letteratura, una constatazione almeno è lecito fare: che il cervello esiste ancora, ciò che di questi tempi può anche non essere una scoperta lapalissiana.
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