Ebbene, noi ci siamo preoccupati precisamente di questo stato di fatto, caro Bertero, e siamo piú vicini alla realtà di quanto superficialmente non paia. La nostra qualità di giornalisti non c'entra affatto, siamo soprattutto socialisti, e l'attività che ora diamo al giornale è una parentesi, non un programma per l'avvenire. Molto probabilmente quando il quotidiano si farà (se si farà) qualcuno di noi sarà lontano da Torino, e adempirà a dei compiti molto piú modesti, seppure utili allo stesso modo. È il Partito socialista che a Torino si trova dinanzi ad una svolta; la sua azione politica e amministrativa, la sua efficacia energetica non è all'altezza della sua forza effettiva. Bisogna che questa sia valorizzata, che abbia maggior peso. L'organizzazione se ne avvantaggerà di molto, perché gli italiani purtroppo sono piú sensibili alla lotta politica che a quella economica, e perdono piú tempo a discutere una frase dell'on. Giolitti, che di una legge che legherà per vent'anni la loro produzione industriale e agricola. Il quotidiano, nelle modeste proporzioni che ha indicato giorni fa o.p. potrà compiere quest'opera. Sarà un focolaio d'entusiasmo, sarà la voce del partito che ogni giorno legherà nuovi spiriti, nuove energie. Creerà un elemento nuovo: l'abitudine e, ciò che piú conta, l'affetto alle nostre istituzioni; perciò farà cessare quelle fluttuazioni di uomini che tanto impressionano il Bertero. Esca dal labirinto logico e tendenziale in cui si è smarrito questi, e si accosterà anch'egli alla realtà, a quella piú vera realtà che non è costituita solo di numero e di burocrazia, ma anche di idee e di sentimenti.
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