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      Tal sorte č toccata ad un povero delfino che guizzava indisturbato e tranquillo nella bonaccia del porto torinese. Non č con esattezza provato che egli sia un vero e proprio pescecane; ma il dubbio ha esistito ed esiste ancora. Certamente egli ha servito da passaporto a numerosi pescicani: Lubin, Portaubourde e qualche altro di cui ancora si tace. E conosceva l'identitā zoologica di costoro; delle sentenze di tribunale li avevano giā casellati e marcati a fuoco. Tanto innocente e scemo era il delfino da non sapere certe cose, da non preoccuparsene, da non cercare affatto di veder chiaro? Non sapeva egli che esponeva al pericolo le sostanze che gli erano state affidate, e la sua stessa buona fama di probo ed onorato delfino? In un cetaceo che s'atteggiava a conduttore dell'opinione pubblica, tanta ingenuitā o scemenza fa riflettere; che sia solamente un delfino? La favola antica potrebbe essersi ripetuta; non č la prima volta che gli animali di rapina si ammantano di pelle d'asino per nascondere gli unghioni e le zanne. Che il nostro delfino sia apparso spessissimo un perfettissimo asino, potrebbe essere quindi una prova meravigliosa della sua doppiezza e furberia. Che colpito dalla fiocina mortale abbia continuato a sbraitare, a parlare di mala fede, di calunnie, mostra che molti sono ancora gli sciocchi e i compari. Quanti tengono ad apparire delfini, non possono permettere che uno di loro sia scamuffato. Ma nessuno tuttavia ha potuto estrarre la fiocina mordente dal fianco insanguinato; e il nostro povero delfino si dibatte, cerca divincolarsi, corre pazzamente in traccia di un salvatore, ma il sangue se ne va, le membra si intorpidiscono.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





Lubin Portaubourde