La differenza di concezione, di sistemazione filosofica tra socialisti e cattolici si rivela in ogni atto, in ogni presupposto, perché sia necessaria una dimostrazione dottrinaria.
A Torino, per esempio, ieri c'è stata la grande fiera per la Madonna della Consolata. Il grande bazar della superstizione piemontese era sfavillante di lumi, di oreficerie (vere o di princisbecco) e di compunzione. Un telegramma del cardinale Gasparri aveva annunziato indulgenza plenaria per trentasei ore. Il papa aveva mandato una pisside capace di mille particole e ornata di settanta pietre preziose. Facciamo pure astrazione da tutto questo armamento scenografico; badiamo pure solo alle iscrizioni che il munifico dono papale reca con sé quale espressione di un pensiero: «Fiat pax in virtute tua, virgo Consolatrix Maria». Latino facile, comprensibile anche ai proletari. Ebbene, anche per la pace la posizione dei cattolici è in antitesi stridente con la nostra. Aspettano la redenzione dalla grazia, essi, invocano la buona volontà dei santi, quando sarebbe piú opportuno fare appello a quella degli uomini. Per essi vale solo l'autorità, la rivelazione, la parola di Dio, poiché pongono la scaturigine dei fatti umani fuori dell'uomo, in una volontà suprema che tutto abbraccia e tutto giudica, e spartisce il torto o la ragione al lume di una semitica concezione del bene e del male che può valere per gli schiavi, non per gli uomini. Noi non aspettiamo nulla da altri che da noi stessi; la nostra coscienza di uomini liberi ci impone un dovere, e la nostra forza organizzata lo attua.
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