Naturalmente la storia del periodo precedente l'intervento italiano, quella delle giornate di maggio, l'esame delle tendenze e del contegno dei vari partiti politici, è fatta nel solito modo partigiano e stupido. Ma vi sono dei particolari semplicemente buffi. Turati avrebbe detto a suoi colleghi della direzione del partito: «Quanto il Kaiser e Francesco Giuseppe vi hanno pagato?» «Il socialista Südekum arrivò a Roma con le mani piene per ampie distribuzioni...» «Il settarismo dei discorsi di Claudio Treves fece ribrezzo anche a dei neutralisti e a dei socialisti». E non poteva mancare l'accenno ai marchi tedeschi: «Il Partito socialista rifiutò le 200 000 lire (di Greulich) — e questo gesto lo onora — ma tutti sono convinti in Italia che la manna germanica non fu da molti sdegnata». E si citano dei fatti e si fanno dei nomi. Un collaboratore del «Correspondent» ha raccontato: «Da molto tempo numerose organizzazioni operaie di tendenza rivoluzionaria sono sostenute finanziariamente da possenti sindacati socialisti tedeschi. Si tratta specialmente delle Federazioni dei muratori e dei metallurgici, i segretariati delle quali ricevono importanti sussidi da oltre Reno».
Oh Buozzi, Colombino e Quaglino, rivoluzionari e pagati dai tedeschi! Chi vi conosce piú.
E riportando un brano del nostro «Grido» commemorante il compagno Marchetti, caduto in guerra, il bravo autore commette qualche leggera svista. Diceva l'articolo: «partí con la sua fede». Traduce: «il était parti avec foi».
Ed in seguito: «L'avvocato Caldara, il sindaco socialista di Milano, proclamò il suo accordo con Mussolini».
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