Ed ancora: «A Roma l'Unione socialista approvò Mussolini».
Cosí si scrive, oggi, la storia. La quale, come insegnano Cicerone e la pedagogia sperimentale, è «la maestra della vita».
(24 giugno 1916)
LA DIVINA FAVELLA
Beati tempi, quelli dell'Arcadia in Italia! i gesuiti esercitavano un fiero controllo sulle intelligenze, la congregazione dell'altare raschiava dai cervelli e dai libri le idee pericolose. L'attività intellettuale si riduceva a belati lacrimosi sui canini e sui nei artificiali, la censura ecclesiastica aveva ridotto l'Italia in una bellissima aiuola di papaveri sonniferanti e di innocue violette. La caratteristica di questa età è la lunghissima discussione sulla bellezza, sulla purezza, sull'origine e l'avvenire della lingua. Tutti vi partecipano e ne traggono volumi e spunti per polemiche feroci.
La passione polemica compressa dalle restrizioni gesuitiche può sfogarsi in qualche modo, su qualcuno, contro i puristi codini, contro i modernizzanti sovversivi, contro gli infranciosati, ecc. ecc. La censura è eterna! Evviva dunque la censura!
Quando non si può parlare e scrivere liberamente, si finisce per non pensare ad altro che alla parola e alla lingua. L'espressione diventa un'ossessione. L'insincerità, il sotterfugio stilistico finisce inconsciamente col prendere la mano e col falsare il carattere.
La francofilia di qualche cattolico, Maria di Borio, per esempio, stucchevole romanziera quanto bigotta predicatrice di virtuosismo, per salvarsi dai fulmini dell'autorità ecclesiastica, si maschera di ammirazione per la lingua francese; la quale, tra tutte le lingue del mondo, ha certo raggiunto la connessione piú intima colla verità, essendo chiara, ordinata ed efficace ad un tempo.
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