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      «Chi osa sorridere mentre il Petrarca parla della patria, che in questo momento è insanguinata di barbarico sangue, è un degenerato, è un mascalzone!» La voce attinge le alte note del piffero. Tutti sono allibiti. Un soffio di pazzia criminale soffia nell'aula che sentí la umana parola di Arturo Graf, e sente tuttora quella di Arturo Farinelli. Vittorio Cian, a un debole tentativo di giustificazione dei due degenerati e mascalzoni, si prepara al pugilato. I due se la dànno a gambe e corrono ancora.
      Conclude lo studente con aria desolata: — Ma non ci sono accalappiacani a Torino?
     
      Racconta una distinta signora, benevolmente conosciuta nel campo magistrale torinese: Mi trovavo in tram con una mia amica. Ella mi raccontava la sventura di un suo figliuolo tornato dal fronte mutilato. Nell'accoramento dei ricordi la madre si lasciò sfuggire espressioni che fecero subito imbronciare un signore seduto vicino a noi. «Signora, se ella non smette sarò costretto a far fermare il tram e a chiamare le guardie». La mia amica stupita domanda: «Ma lei chi è?» «Le sarò presentato alla questura». Il tram è fatto fermare e la signora additata alla questura, e il professore si allontana con la soddisfazione del dovere compiuto.
     
      Racconta un anonimo: Non bisogna credere che il pensiero della patria in pericolo faccia dimenticare al prof. Vittorio Cian di essere padrone di casa. Il decreto luogotenenziale sui fitti lo ha preoccupato non poco. Non si fida, l'egregio patriota, della garanzia dello Stato.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





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