Calpestano la legge, si infischiano dei voti del consiglio comunale, non aspettano affatto la decisione della magistratura, si appropriano di un monumento d'arte, tendono le loro reti per imprigionare anime e corpi, fanno sentire la loro influenza nefasta in ogni manifestazione della vita cittadina; captatori d'eredità, violatori e sfruttatori dei segreti familiari, deformatori delle coscienze e delle menti giovanili, che importa?
L'equilibrio politico torinese è talmente instabile che occorre tacere e sopportare. Cosi la «Gazzetta del Popolo» che, erede della tradizione democratico-anticlericale boteriana, ha sino a ieri ostentato di negare il suo appoggio ai candidati clericali della coalizione borghese, non degnò d'una riga l'avvenimento; cosí la «Stampa», cosí il «Momento». Il giornale clericale non accenna a tale questione che interessa profondamente la comunione dei fedeli. Vi è un dissidio acuto fra l'intera massa dei parrocchiani e le autorità ecclesiastiche. Queste sono accusate apertamente di essere asservite ad una setta dagli occulti disegni, ed il giornale clericale non interviene, non spiega, non difende.
I gesuiti preferiscono lavorare nell'ombra, e la miglior prova di devozione che adesso si possa dare è di lasciarli fare e di non difenderli troppo; la difesa fa sempre del rumore ed il chiasso nuoce sempre. Dimodoché oggi, dopo tanti secoli di lotte e tante conquiste, in una grande e moderna città italiana è possibile constatare che una setta, espulsa dallo Stato, famigerata per delitti e per opere nefaste, può contare sulla tacita acquiescenza, sulla complicità indifferente delle maggiori autorità, della stampa, delle classi dirigenti.
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