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      Bisogna perciò difendere e diffondere il libretto dell'Angell, dimostrarne la perenne verità e la forza rivoluzionaria dei suoi assiomi economici.
      Non ha mai detto l'Angell che il suo libro avrebbe fatto di colpo cessare le guerre! Ma su questo fatto si basa l'equivoco. Anzi l'Angell sosteneva la tesi opposta: le guerre moderne, coloniali o nazionali, succedono appunto perché la massa è in una grande illusione, e perché nessuno si è mai data la pena di guarirnela. Egli si proponeva di incominciare l'opera di rischiaramento; voleva che i clubs e le società formatesi all'uopo in Inghilterra, dopo la pubblicazione del libro, facessero questa propaganda nuova del pacifismo. La guerra europea ha travolto tutto, è vero; ma basarsi su questo per dire che l'Angell era un illuso, sarebbe come pretendere che basti l'enunciazione del vero perché la persuasione si formi e, ciò che piú conta, che la persuasione diventi volontà, diventi opera.
      I socialisti devono appunto proporsi questo compito: fare che la persuasione diventi volontà, stimolo, azione rivoluzionaria. La guerra dei fucili ha trovato impreparazione, titubanze; e ci ha travolti. La guerra economica deve trovare energie decise ad agire, pronte allo sbaraglio, all'azione violenta. L'accademica persuasione di una verità non basta ad impedire il male; l'errore dell'Angell, se mai, consiste nell'aver creduto al realizzarsi platonico di uno stato sociale, permeato dal suo pensiero e di già insuperabile dalla volontà guerraiola. L'illusione che la guerra di qualsiasi specie sia ricchezza, sia fattore di progresso, bisogna distruggerla, va bene; ma bisogna anche rivoltarsi se una casta che dalla guerra può anche arricchirsi, vuole gettare la confusione negli spiriti, e per suoi interessi particolari impoverire anche la collettività. Soffiate nella grezza creta del pacifismo angelliano, lo spirito rivoluzionario e la grande illusione crollerà per sempre.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





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