Un antico compagno, che ci tiene poco a perdonare, ricorda anch'egli il passato con amarezza. E ricorda specialmente che Nanni è un uomo forte (ha la disgrazia di avere una madre e delle sorelle che, anch'esse sotto chissà quale influenza, hanno riletto il Nuovo Testamento), un uomo d'azione per il quale tre mesi di carcere, ingiusti, inqualificabili secondo lui, ma non secondo il sano patriottismo, dovrebbero essere una bazzecola, un infortunio sul lavoro. Povero, ingenuo cronista! Non pensa al Nuovo Testamento ed ai paragoni odiosi, e quella fila di nomi ascendenti e consanguinei e quel nome, implacabile, di Giuda Iscariota lo turbano e lo addolorano. Ma la lancia dei nuovi Achilli è come quella dell'Achille omerico: piaga e guarisce. Un paragone tira l'altro. L'ultima «Italia futurista» paragona Gesú Cristo a Petrolini. Il cronista si rasserena. È Petrolini che egli ha tradito, non Gesú. E poiché, pur essendo il cronista, sa pesare e giudicare Petrolini, non gli dispiace in fondo troppo di non avere piú a che fare con il comicissimo uomo, anche se i futuristi lo riaccostano a Gesú Cristo.
(26 luglio 1916).
I DIRITTI DELLA TOGA
Caro «Avanti!»
Ieri durante la discussione di una causa per diffamazione in tribunale, l'avvocato De Agostini ebbe ad affermare, difendendo l'imputato, che nelle ferrovie dello Stato tutti rubano, e che perciò il sottoscritto rubava anche lui. Ora per l'onorabilità mia e per quella della categoria a cui appartengo, invito l'avvocato sunnominato a ripetere, non protetto dalla immunità della toga, ciò che ha detto in tribunale, affinché io possa querelarlo con ampia facoltà di prova.
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