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      Frattanto è preferibile ridere! C'è tanta tristezza, tanta oppressione, tanto sconforto intorno, che è necessario scuotere qualche volta l'animo nostro.
      Ecco Teofilo Rossi sindaco ed ecco Giuseppe Bevione deputato: quali sforzi per rimanere a galla, quale pietoso spettacolo! Ridete. Chi di loro si salverà? Ahimè, purtroppo per la nostra allegria, nessuno!
      (7 agosto 1916).
     
     
      DIMOSTRAZIONI
     
      Infiltratevi in una qualsiasi delle sparute dimostrazioni che in queste radiose giornate vanno di caffè in caffè. Cercate di far tacere i vostri sentimenti per capire; immergetevi, come consiglia Bergson, nel fiume della realtà perché diventiate parte del tutto, e scocchi cosí la scintilla divina dell'intuizione. Ahimè, non trovate realtà in cui immergervi, vi accorgete che non esiste affatto un tutto. Non c'è stoffa per tagliare, non potete neppure dir male, perché non c'è niente da dire. Non un grido che uscendo spontaneo dalle gole significhi che un sentimento solo accomuna questa ibrida accozzaglia che si è venuta raccogliendo dai marciapiedi, dai caffè, dai portici. Non c'è neppure una processione, perché manca il santo da celebrare; non è una sfida, perché troppi questurini vigilano l'integrità dei dorsi e delle guance dei camminanti. Non è niente che abbia un qualsiasi valore storico o sociale. È tutt'al piú irrequietezza fisiologica, ma non affermazione di un'idea.
      All'angolo di via Roma e piazza San Carlo un passero scappa dalle mani di un monello col filo ancor legato alla gamba. Il filo rimane preso ad una guglia e l'uccellino svolazza terrificato, impigliandosi sempre piú. I passanti si fermano col naso in aria, si addensano, formano alla folla, per quella curiosità ingenua ed epidemica, che è propria solo degli sfaccendati della città. I tram, le carrozze si fermano, finché i vigili non impongono di circolare e rimandano gli sfaccendati nei caffè, sotto i portici, sui marciapiedi.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





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