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      I giornali dànno una notizia; essa deve essere importante, dicono i portinai, perché riempie pagine e pagine. Si formano i capannelli, si forma una processione e si fa la via Crucis: caffè, piazze, monumenti, un po' di musica, un po' di urli e di fischi, di evviva e di abbasso, e poi si va a centellinare la granata. È uno dei tanti atteggiamenti dell'oziosità cittadina, è uno dei tanti svaghi gratis della vita cittadina. «Siamo in parecchi, dunque si fa la dimostrazione», dice ognuno come il marchese Colombi diceva: «Io sono il presidente, dunque suono il campanello». Ma la dimostrazione non è oziosità, non è curiosità. È manifestazione di forza, è presa di possesso delle vie cittadine, che non appartengono piú a tutti, ma solo a chi ha saputo conquistarsele senza l'aiuto delle pance fasciate dei delegati. È urlo di conquista, non abbiosciamento soddisfatto su una bella notizia di cronaca, è tensione spasmodica di tutta una folla che gomito a gomito sente pulsare in sé i sentimenti, i voleri di tutti gli altri. E sbocca in un pugilato, in una barricata, lascia dei segni sanguinosi sul suo passaggio, non finisce al caffè dinanzi al bicchiere della bibita rinfrescante. Ma essa è suscitata dalle idee, dai fatti anche, che si sono inquadrati in una idea. E in queste dimostrazioni non brillano idee, né coscienze, né carattere.
      (12 agosto 1916).
     
     
      IL CODICE DI PRALUNGO
     
      A Pralungo è avvenuto un gravissimo fattaccio di cronaca, a leggere i giornali cattolici.
      La solita dozzina di socialisti affiliati alla teppa ha malmenato dei giovani musicanti clericali che dimostravano, dando fiato agli ottoni, la loro convinzione e la loro gioia patriottica.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





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