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      Tritone è, invece, il vecchio che adora, il vecchio che declama, ma non può fare. Il rispetto per la senilità loquace gli antichi glielo dimostrarono in un modo piuttosto strano per noi. Immaginarono che Tritone diventasse cicala, e adorarono la cicala. Nelle afose serate di agosto, il frinire infinito dell'infecondo animaletto contribuisce a riempire l'essere di torpore, di languidezza, di abbandono. Sembra la voce della terra che assorbe nel suo grembo inturgidito dal solleone e dagli acquazzoni tutte le sue creature. E gli uomini si lasciano ammaliare e dormono tranquilli e buoni. Ma pur ammirando gli antichi, noi, che nel nostro animo abbiamo domato la tendenza all'idillio georgico, finiamo con l'averne abbastanza della cicala e della sua intimità che rompe i timpani.
      E rispetteremmo e venereremmo la senilità arguta di Paolo Boselli, se egli si accontentasse di starsene all'angolo del focolare a narrare fole ai nipotini e non tenesse tanto a mettere insieme il venticinquesimo volume dei suoi discorsi politici.
      (20 agosto 1916).
     
     
      DIRITTO COMUNE
     
      Se un qualsiasi cittadino, attraversando di notte una via, si accorge che uno sconosciuto striscia rasente un muro e lo insegue, ha diritto di domandare aiuto alle autorità per essere protetto e di servirsi della sua forza fisica per porre termine al gioco pericoloso. Se un qualsiasi cittadino si accorge che sotto le finestre della sua abitazione uno sconosciuto si pone in ascolto, e sorprende il congegno delle sue abitudini, e segue tutta quella parte della sua vita che il pudore o solamente il buon gusto gli fa volere sia salvata da ogni curiosità, il cittadino crede d'avere il diritto di irrorare il curioso dei liquidi piú eterogenei e di farlo smettere, con le buone o con le cattive.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





Tritone Paolo Boselli