Il caso li ha serviti bene; siano rese grazie al caso. Invece di un qualsiasi panciafichista che dopo le busse si sarebbe anche presa una condanna, la vittima è stata un soldato, che ha combattuto in Libia e nel Trentino, che non si è mai curato di politica, che, a quanto si dice, ha un incarico di fiducia, gode la simpatia dei suoi superiori, e attende, nel periodo di convalescenza, a un suo brevetto che perfeziona un esplosivo. La polizia ha reso soggettiva la sua azione; trova sempre i soliti neutralisti malintenzionati sui quali far divergere l'attenzione della collera pubblica. Ma tra il soldato bastonato e gli imboscati bastonatori, la scelta è stata impossibile. Ha dovuto inoltrare la querela, ha dovuto almeno domandare le generalità dei due teppisti, e questi saranno giudicati dai giudici. Perché la giustizia abbia corso, perché il diritto comune per un momento sia ristabilito, non basta piú che la vittima sia galantuomo, bisogna che non sia malintenzionato, che non sia mai stato visto in certe compagnie e in certe case, che possa mostrare delle ferite e delle medaglie, e che minacci per soprappiú uno scandalo. I malintenzionati ringraziano pertanto il dio caso che ha preparato la loro vendetta, che ha fatto sí che almeno si possano conoscere i nomi di alcuni di questi signorini che non si fanno vedere se non circondati da questurini, che lanciano accuse contro tutti e tutto, servendosi delle bocche di leone che la vigliaccheria del fronte interno ha fatto pullulare, per salvarsi dai meritati scapaccioni, unica punizione che, onestamente parlando, si meritano.
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Libia Trentino
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