«Il recente caso della Società Alta Italia, la cui condotta finanziaria, in cosí evidente contrasto con le leggi da necessitare un decreto luogotenenziale apposito, ha tuttavia trovato scarsa eco nella stampa, salvo rare eccezioni, è un esempio tipico». Cosí il «Mattino», cui bisogna prestar fede in questo caso, perché parla di cose che conosce a fondo, molto a fondo.
Io tiro subito le conseguenze, come è mio costume, e mi pongo in traccia delle coincidenze, come mi ha insegnato doversi fare un maestro del giornalismo pedemontano. Lo scandalo dell'«Alta Italia» ha avuto luogo a Torino, è un fatto di cronaca torinese. Cinque giornali si occupano di questa cronaca: l'«Avanti!», la «Stampa», il «Momento», il «Giornale» di Carlo Minetto, e la «Gazzetta del Popolo» di Delfino Orsi. La notizia dello scioglimento dell'«Alta Italia» è data dalla «Stampa» il giorno 26 agosto, nelle ultime di cronaca, in caratteri vistosi, ma senza commenti polemici. Il 28 successivo l'«Avanti!» in un capocronaca divulga il significato truffaldino dell'atto compiuto dalla società, e le sue ragioni sono cosí chiare, e il suo richiamo al decreto sui dividendi è cosí giustificato, che l'on. Grosso-Campana presenta subito al ministero competente una interrogazione in proposito. L'interrogazione è comunicata ai giornali cittadini il 30 agosto e viene pubblicata il 31 con commenti poco benevoli per l'«Alta Italia» dall'«Avanti!», dal «Momento» e dalla «Stampa».
Il 4 settembre la Stefani annunzia il decreto nuovo che dichiara soggette a sequestro quelle società commerciali che, con scioglimenti prematuri e con altri sotterfugi, cerchino eludere le disposizioni sulla limitazione dei dividendi.
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