Il vapore che trasportò il carbone municipale dall'Inghilterra al porto di Savona batteva bandiera greca.
I cittadini torinesi quest'anno si riscalderanno all'ombra della bandiera greca. Ogni comignolo, ogni ciminiera sarà per tutta una stagione impennacchiata da un drappo ellenico, e andremo ogni domenica ad allietarci dai Cappuccini dell'immenso pavese. Ma ci pare già di sentire un po' dell'impressione di incubo che graverà sulla città regale, sulla città che diede alla nazione tutto l'allegro trillo primaverile dei fatidici tre colori. Perché l'animo garibaldino dei patriotti torinesi sentirà certamente l'onta di questo asservimento dei servizi municipali alla bandiera del paese che è piú disprezzato, e sul quale piú volentieri i nostri spiritosissimi umanisti scoccano i dardi della satira e della contumelia. L'assessore Cauvin l'ha proprio fatta grossa. Precisamente lui che, non è molto tempo, ha riferito sullo stanziamento delle ventimila lire per far rinnovare i tricolori cittadini logorati dalle soverchie esposizioni.
Ed è su questa proposta che vogliamo richiamare l'attenzione del sullodato prof. Romano e del fascio che egli presiede. Passiamo tempi difficili. La dignità dell'Italia è insidiata continuamente. Il giolittismo non ha perduto la sua vitalità, e cerca continuamente di risollevarsi dalla polve in cui giacque. E sarebbe veramente disastroso se un giorno (infausto e deprecato giorno) i direttori delle scuole e l'alfiere stesso del Palazzo di Città ricevessero in consegna per ventimila lire di bandiere greche.
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