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      Faracovi non ha colpa di essere uno scemo; non ha colpa di essere un irresponsabile. Egli è uno dell'infinita tribú. Faracovi è uno spacciatore e un consumatore di pillole; ma la pasta di esse la compra nei giornali, nei grandi e piccoli giornali che da due anni fanno opera assidua di incretinimento nazionale. Faracovi appallottola la pasta, e la ricopre della polvere di liquerizia della sua particolare scemenza. Schiacciate queste pillole: «I barbari non creano; i barbari distruggono». Non se ne è accorto? Belle cose che ha creato la sua Germania in questi cinquant'anni di pace e di sviluppo normale. Sono diavolerie, tutte diavolerie miranti ad un unico fine: distruggere, distruggere, distruggere... Il creare, signor direttore, è proprio a Dio, e agli uomini fatti a immagine sua; ma quegli uomini là non sono fatti a immagine di Dio, tant'è che non ne hanno il concetto, come è dimostrato dal fatto che, per nominarlo, adoperano un'antinomia: vecchio Dio. Sa lei che vecchio e dio sono due termini antitetici? Che dio non può essere vecchio, perché è sempre giovane? Se non lo sa, lo domandi al papa, ma non all'attuale (a quale allora, mio dio?) Cosa han creato quei barbari in cinquant'anni di pace e di sviluppo normale? Han creato due cose, ma son due cose diaboliche anche queste: «il socialismo e l'internazionalismo». Schiacciate questo pillolone; di Faracovi non sono che le parole, il tono, la polvere di liquerizia, insomma; il resto: storia, filosofia, religione è la merce, è la olla podrida che da due anni si serve ogni giorno nei giornali al pubblico italiano.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





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