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      Evidentemente, non può essere che effetto dell'emicrania.
      (27 novembre 1916).
     
     
      PREMIO PER LA VITA
     
      Preso nella tenaglia logica del dover mettere d'accordo il bisogno della celerità con le preoccupazioni della propria pelle, il cittadino che va in tram, sul punto di porre il piede sul fatale predellino, è costretto ad invocare dai propri numi tutelari la suprema grazia di potersi ritrovare incolume sulla superficie della terra. Costretto a calcare questa superficie anche dove essa si insinua negli ingorghi cittadini, nei crocevia squillanti di campanelli e trombette o sbuffanti di soffi repressi, invoca ancora dagli stessi numi l'altra grazia di poter riattraversare la soglia di casa senza l'aiuto del solito pietoso passante. La nuova rubrica di cronaca sul «quotidiano investimento» gli riempie la fantasia di incubi truculenti. Lunghe file di carrozzoni fermi per una disgrazia in via d'accertamento; la barella che si dirige al S. Giovanni, o agli istituti del Valentino coi quarti sanguinolenti da ricomporre e riconoscere; il cittadino manovratore che se la dà a gambe per evitare l'arresto preventivo. Il tram diventa un vascello fantasma senza timone e senza pilota, il cittadino tramviere l'insidia continua alla vita dei passanti. È la guerra tra la celerità e il pedone, senza che si riesca a stabilire un parallelogramma delle forze che sintetizzi i due fattori del traffico, e metta d'accordo le due necessità. Perché un elemento nuovo è entrato a turbare i rapporti: l'improvvisazione.


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Sotto la mole
1916-1920
di Antonio Gramsci
pagine 742

   





S. Giovanni Valentino