(17 dicembre 1916).
I MERITI DI CARNEADE
Bella invenzione il vocabolario per chi non ha niente da dire e deve tuttavia scrivere qualche cosa ogni giorno. Esso diventa cuore, diventa cervello, diventa logica, diventa uno scrittore magnifico. Le parole si drizzano su dei trampoli grammaticali e sintattici e se ne vanno a spasso come le persone vive, a farsi ammirare nei mercati della provincia per la spruzzatina di rossetto che sostituisce cosí bene il sorriso lusingatore. Don Abbondio ama le mascherine di tal fatta, perché vuole conservare l'illusione della virilità, e sa che il sorriso lusingatore è solo il rossetto su una faccia illusoria e non porrà mai in pericolo la sua castità professionale. Ma don Abbondio, come tutti i conigli nati, è anche maligno e innocente diffamatore. Non vuol credere alla virilità degli altri; non vuol credere che gli altri siano, in un modo qualsiasi, fecondi. Se nasce loro un figlio, è capace di dire che esso è nato per sbaglio, perché, come è certo, i socialisti sono neomalthusiani. Se Carlo Tresca viene liberato, non c'è dubbio, per i don Abbondio del «Momento», che i socialisti volevano la sua condanna, si aspettavano la sua condanna, avevano preparato, nella sicurezza che la condanna non sarebbe mancata, uno sciopero generale. E don Abbondio è persuaso di ciò, come può esserne persuaso chi al cervello, al cuore, alla ragione ha sostituito il vocabolario e l'ha già bisunto a furia di sfogliazzarlo.
Anzi, i socialisti sono furibondi contro Carlo Tresca, che ha mancato cosí fraudolentemente al preciso impegno assunto di farsi impiccare, squartare e scuoiare per dar modo ai suoi compagni italiani di far del baccano, molto baccano, e magari la rivoluzione.
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